neverland - un sogno per la vita regia di Marc Forster USA 2004
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neverland - un sogno per la vita (2004)

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locandina del film NEVERLAND - UN SOGNO PER LA VITA

Titolo Originale: FINDING NEVERLAND

RegiaMarc Forster

InterpretiJohnny Depp, Kate Winslet, Julie Christie, Dustin Hoffman, Radha Mitchell

Durata: h 1.41
NazionalitàUSA 2004
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2005

•  Altri film di Marc Forster

•  Link al sito di NEVERLAND - UN SOGNO PER LA VITA

Trama del film Neverland - un sogno per la vita

L'affermato drammaturgo scozzese James M. Barrie è un genio letterario dei suoi tempi ma non ne può più dei soliti vecchi temi. Inaspettatamente, trova ispirazione durante la passeggiata che fa ogni giorno per i giardini di Kensington. Lì incontra la famiglia Llewelyn Davies, quattro bambini orfani di padre e la loro bella madre. Nonostante la disapprovazione della nonna dei bambini e il risentimento di sua moglie, Barrie fa amicizia con la famiglia. Trasforma i ragazzi nei "ragazzi perduti dell'isola che non c'è". Dalle avventure elettrizzanti dell'infanzia scaturisce il capolavoro di Barrie, Peter Pan. Al principio, la sua compagnia teatrale è scettica ma Barrie scioccherà gli attori facendoli provare con delle richieste mai sentite. Una tragica piega del destino, però, costringerà lo scrittore e le persone che ama a capire cosa davvero significa credere...

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Voto Visitatori:   7,56 / 10 (288 voti)7,56Grafico
Voto Recensore:   7,50 / 10  7,50
Miglior colonna sonora
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
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Voti e commenti su Neverland - un sogno per la vita, 288 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento jane eyre  @  13/02/2005 12:03:02
   5 / 10
Salve a tutti.
Parlando sinceramente, a me “neverland” non è piaciuto. Più che trovarlo semplicemente brutto mi ha più che altro delusa.
Speravo che all’uscita di un film biografico su Barrie finalmente potesse venir messo in luce in maniera più seria e completa il bifrontismo dell’opera di Peter Pan, a mio avviso storia molto bella, soprattutto perché costituita da zone di luci e d’ombra assieme, ovviamente mai rilevate nelle versioni cinematografiche precedenti.
Si pensa sempre che avendo scritto una bella storia d’immaginazione, Barrie sia stato semplicemente un solare amante dell’infanzia e del suo felice status. Si trascura invece che la genesi dell’opera nasce appunto da un nodo insoluto di dolore, che lega lo scrittore alla sua stessa infanzia, segnata dalla morte del fratello e dal rifiuto della madre (traumatizzata da questo evento) ad occuparsi di lui.
E’ da questa esperienza di dolore, abbandono e morte che l’opera di Peter Pan prende il via; è questa impossibilità di vivere un’infanzia normale che porterà lo scrittore a vivere ossessivamente il rapporto con una fanciullezzza mai goduta appieno a causa di questi personali drammi. E’ dovuto crescere troppo in fretta il piccolo James e così, quell’infanzia non vissuta, sarà sempre al centro dei suoi pensieri.

A parte ciò, il film ha voluto sottolineare soltanto il lato edulcorato, nell’interpretare quest’affezione dello scrittore all’età infantile come il pretesto per vivere nell’immaginazione sfuggendo così alla convenzionalità di una società soffocante come quella di primo ‘900. Sembra che per lo scrittore il personaggio di Peter Pan sia solo gioia e appare sin troppo facile il calibrato equilibrio acquisito dallo scrittore nel film tra il suo essere adulto e questa sua capacità di restare sempre un po’ bambino.
Ci viene data un’immagine felice di uno scrittore, che sia nell’arte come nella vita, è riuscito a trovare il connubio perfetto tra sogno e realtà, tra finzione immaginazione e coscienza di ciò che è vero, al di là dei sogni, come la morte. Sarebbe stato interessante approfondire meglio certi discorsi (come il sopracitato), ma molte cose nel film sono state appiattite e banalizzate.
Purtroppo poi, nella favola di Peter Pan non si arriverà mai al giusto compromesso d’equilibrio tra gli opposti (soluzione consolatoria!), perché i bimbi dell’isola sperduta dovranno scegliere se rimanere sull’isola che non c’è o se tornare a Londra insieme a Wendy, Gianni e Michele. E le scelte di ognuno precluderanno per forza di cose a rinunciare ad una parte di sé.
Sembra non dare scelte l’opera di Barrie: abbracciare il mondo della vita reale per poi diventare adulti, perdere la fantasia e diventare tristi e grigi dimenticando TUTTO delle avventure vissute a Neverland (come succederà a tutti i bimbi sperduti e ai fratellini di Wendy), oppure restare eterni bambini come Peter, il quale dovrà comunque perdere qualcosa anche lui nella sua scelta drastica di rimanere fanciullo. Si perché Peter – così ci suggerisce l’autore appunto– non conoscerà mai la costanza degli affetti, non acquisirà mai la capacità di tesaurizzare attraverso la memoria l’esperienze vissute –in quanto perenne bambino– subendo la tremenda condannna (se ci pensate bene è così) di dimenticare sempre tutto e tutti. Così dalla sua debole memoria, tipica di chi essendo senza passato non può averne, si cancelleranno i ricordi legati a Wendy e ai bimbi sperduti. Peter non conoscerà mai la forza ordinatrice del Logos, quella che permette all’uomo di conoscere e classificare le esperienze. Se vi ricordate, i bimbi sperduti necessitavano di una mamma che raccontasse loro delle storie perché non ne erano capaci. Solo se avessero imparato a raccontare una storia sarebbero cresciuti; questo perché solo crescendo s’impara a dare ordine concettuale alle cose del mondo, solo con la capacità di racconatre storie il kaos del mondo può trovare un potenziale senso.
E nell’opera scritta non c’è mediazione.
Per l’autore si perde cmq qualcosa, sia che si scelga di crescere, sia che si rimanga bambini. Tutti han perso qualcosa, sia coloro che sono cresciuti, ma anche Peter che ha deciso di rimanere piccolo. C’è dolore nel finale di Peter pan, rimasto solo, che non imparerà mai a conoscere la profondità dei sentimenti, la possbilità d’avere una memoria a far da scudo all’oblio che domina la sua mente, a imparare a trovare significati, attitudine tutta umana….
Insomma, il messaggio non è così facile e consolatorio come sembra nel film.
Non c’è facile conciliazione tra infanzia ed età della ragione. Assolutamente. Lo dimostra alla fine del libro il personaggio di Wendy, che desidererebbe continuare a coltivare la parte bambina di sé anche da adulta, eppure si accorge di non riuscirci e di essere incapace a volare come sapeva fare da ragazzina; la cosa più tragica è che Peter quando la vedrà donna, inorridirà di fronte alla sua vechia amica, che pur essendo stata l’unica a non dimenticarsi dell’eterno fanciullo si accorgerà che qualcosa si è spezzato per sempre e il suo “peso troppo terreno” non le permetterà di librarsi nel magico volo di una volta.

Il film sembra quietamente conciliare gli opposti, semplifica la genesi di dolore sottesa alla creazione dell’opera di Peter Pan e le uniche cose interessanti di cui parla le abbozza soltanto….carina ad esempio la notazione sul tempo che ci rincorre che la vecchia signora legge nella figura del coccodrillo che con il ticchetttio dell’orologio da una caccia senza tregua a capitan uncino.

Insomma, i lati contradditori e ambigui dello scrittore (quelli che lo rendono affascinante!) sono stati fortemente elusi nel film…


18 risposte al commento
Ultima risposta 16/02/2005 21.07.48
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